Ifrita dal dorso blu – Ifrita kowaldi
L’ Ifrita kowaldi, nota come ifrita dal dorso blu e blue capped ifrita, è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia Ifritidae.
Originariamente questa specie era stata riconosciuta come appartenente alla famiglia Corvidae e a quella Monarchidae. Solo nel 2014, questa specie è stata classificata dal Congresso Ornitologico Internazionale in una famiglia tutta sua, quella Ifritidae.
Gli abitanti dei villaggi della Nuova Guinea chiamano questo volatile Slek Yakt, che significa letteralmente uccello amaro. Questo perché la carne di questo uccello provoca un forte bruciore alla bocca e semplicemente respirare vicino al suo piumaggio causa tosse e reazioni allergiche.
Oltre all’ Ifrita kowaldi esiste una sola sottospecie, l’ Ifrita kowaldi brunnea, diffusa solo nella zona occidentale della Nuova Guinea.
Aspetto
Questo volatile misura mediamente 17 cm, per un peso di circa 36 gr.
Il colore del suo piumaggio è bruno giallastro sul dorso e presenta una sorta di corona blu e nera sulla testa. Il ventre è chiaro, solitamente color crema. Gli esemplari maschi presentano una striscia bianca appena dietro agli occhi che nelle femmine è invece gialla.
Alimentazione
L’ ifrita dal dorso blu è un animale prevalentemente insettivoro. Questo uccello è infatti solito insinuarsi nei tronchi e tra i rami degli alberi alla ricerca di insetti. Occasionalmente però non disdegna la frutta ed i semi.
Habitat e Riproduzione
L’ Ifrita kowaldi è endemica della Nuova Guinea. Predilige le regioni montuose dell’isola, in particolar modo le foreste umide.
Come tutti gli uccelli, questa specie depone le uova e la stagione per la sua riproduzione è compresa tra agosto e novembre. I nidi di questa specie sono solitamente posizionati ad almeno 2 o 3 mt di altezza dal suolo.
Tossicità e Veleno
Proprio come il Pitouli testanera, l’ifrita dal dorso blu presenta una tossina sulle piume e nella pelle. Questa tossina, chiamata batracotossina, è un potente alcaloide neurotossico, che influisce cioè sul sistema nervoso. È la stessa tossina presente sul corpo della rana freccia, nota per la sua estrema pericolosità.
Si ritiene che la maggiore concentrazione di questa tossina sia nel ventre, sul petto e sulle zampe dell’animale. Semplicemente toccare questa specie provoca intorpidimento e forte formicolio alle mani. In alcuni casi possono riscontrarsi starnuti, tosse e lacrimazione degli occhi. La tossina presente sulle sue piume è potenzialmente mortale in caso di ingestione.
La tossicità di questo uccello varia molto a seconda della zona in cui vive. Gli studiosi ritengono che questo sia dovuto al fatto che l’ifrita produca il suo veleno grazie all’alimentazione. Sarebbero infatti un particolare coleottero a far assimilare al volatile la batracotossina. Secondo altri studi invece, la tossicità di questi animali non può attribuirsi con certezza all’alimentazione ma sarebbe piuttosto dovuta a generici fattori ambientali.
Fonte: Wikimedia Commons
Il veleno è usato dall’ Ifrita kowaldi esclusivamente a scopo difensivo. La sua tossicità difende infatti questa specie dai suoi predatori naturali e la protegge dai parassiti.
I ricercatori sostengono che la tossina venga sfregata anche nel nido e sulle uova, sempre al fine di proteggerle dai predatori.
Conservazione
Questa specie viene predata dai rapaci, dai serpenti e da alcuni mammiferi.
Secondo la lista rossa IUCN l’ifrita dal dorso blu ha un rischio minimo di estinzione, data la sua comune diffusione ed il vasto numero di esemplari.
Diffusione
L’ Ifrita kowaldi vive nelle zone centrali, orientali ed occidentali della Nuova Guinea.
Ifrita dal dorso blu – Ifrita kowaldi